Gigi Bortoli, l'osservatore discreto
Oggi ci ha lasciati Gigi Bortoli, amico fotografo, osservatore discreto. Lo conobbi nel 2008, quando lo intervistai per la rivista Cactus, restando rapito dalla sua simpatia, dalla sua semplicità, dalla sua gioia di vivere e dalla sua profonda umanità.
Il suo vero lavoro è sempre stato quello dell’ osservatore discreto, del cronista di una città particolare come Merano. ”Qui mi trovo perfettamente a mio agio, in questa terra ho le mie radici, sono sepolte le persone a me più care, questa terra voglio viverla nella sua totalità, muovendomi sempre senza barriere, né etniche, né culturali, né ideologiche”.
Il giradischi ora suona “Duerme, negrito”; la chitarra e la voce di Atahualpa Yupanqui ci portano a parlare di fotografia, un’altra delle infinite passioni di Gigi. La sua attività giornalistica lo ha condotto a fotografare centinaia di eventi, attraverso scatti dove la luce gioca un ruolo fondamentale (esposti a Merano in una recente mostra dal titolo “The Colours of Sound”). Mentre mi preparo a concludere questo viaggio, Gigi estrae dal cassetto un insieme di fogli: rappresentano un altro suo progetto, un libro “work in progress”, iniziato nel 1982 ed in continua evoluzione. Il libro prende spunto dalla sua stanza, una montagna di dischi, cassette, libri, fotografie...ogni elemento è una finestra virtuale aperta verso storie, ricordi e persone.
Prima di salutarci mi ricorda quanto detto da Fulvio Roiter nel corso di una sua conferenza a Merano ormai tanti anni fa: “Per fotografare bisogna conoscere bene il territorio fotografico che si vuole raccontare”. Pedalando verso casa penso che con Gigi possiamo stare tranquilli: l’osservatore discreto conosce molto bene la nostra città.