nicola morandini

Ventichilometridipaura

date » 15-03-2019 19:37

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tags » Alessandro Ducoli, Collettivo PLK, Piccolo Teatro Libero, Brescia, 20 Km di paura,

Il nuovo album del Ducoli con il Collettivo PLK. Uscirà il 13 aprile e sarà presentato al Piccolo Teatro Libero di Brescia.
Comunque vada, è sempre una grande gioia collaborare con il Ducoli.

Ducoli e il Collettivo PLK: 20 chilometri di paura musicale.
Perché di un disco così? Cosa c'entra nella produzione del Ducoli? Lui è sempre stato un “selvatico”, uno fuori dagli schemi, ma qui sembra uno davvero perso per sbaglio. Allegate al demo di preascolto una sola riga di descrizione: «Dimmi cosa ne pensi, a me piace.»
Primo impatto: una pacchianata. E poteva anche esserlo, almeno nell'idea, ma questi PLK (?) si sono messi a giocherellare con moog, farfise, pianetti vari, oscillators, sintetizzatori e altre cose così, quasi a voler suggerire arrangiamenti pensati che, tuttavia, sembrano addirittura ridicoli.
Secondo impatto: perché cantarlo alla «ducoli», ma con suoni che non sono suoi? La sua voce, in brani come Apprendista alchimista e Medici malati, si conferma come una delle più ricche di personalità in questo povero panorama italiano (sempre più ricco di grandi maestri di dizione e pessimi studenti di grammatica), ma suona fuoriluogo. E la cosa diventa ancora più evidente in un brano come La musica dell'estate, con il benaugurante verso finale “io non voglio più cantare”… un’apparente hit estiva cantata con strane e fuorvianti sfumature bluesey (un melange di critica, amarezza, ironia, rabbia e dolcezza, che mette solo confusione).
Terzo impatto: cosa vuole raccontare questo album? Ci rinuncio. Brani come Gaia, una sorta di grido ecologista più o meno sostenuto, che sembra fare il verso al secondo Battiato, ma anche al Gabriel di Biko, o come Il consumo del suolo, un malriuscito Garbo con garbo, o un’assolutamente infausto Faust'o, hanno il chiaro obiettivo di denuncia sociale, ma il problema sta nel fatto che non si capisce da che parte stiano questi PLK: stanno accusando o si autoaccusano?
Quarto impatto: ci sono cose superlative, ma non è sufficiente. Mario gregario e L'ultimo stronzo potrebbero stare benissimo nei dischi ‘70 di Jannacci, ma sembrano collocarsi meglio negli scatoloni d’autogrill. Ma forse è proprio perché in quegli scatoloni ci si trova anche la “platinum” di Enzo, che hanno voluto mettercisi anche loro (protesta? presunzione? sconfitta? boh?).
Ultimo impatto: disco bocciato. Le canzoni Il sopravvissuto e Il pericolo sociale, una sorta di primo e secondo capitolo di tutto quello che credo si voglia raccontare in questo disco, sono blande, mollicce, ammuffite. Sembrano essere più un “j'accuse” allo zola, che un vero e proprio atto d'accusa alla Zola.
Chiusa: perché 20 km di paura? Un tentativo lirico, forse kubrickiano, che sembra peggiore dei terrificanti tentativi dei nuovi “eroi” dell'indie italiano. L'unica cosa che mette davvero paura in questo album è la descrizione della piattezza della società attuale, peraltro osservata dall'interno, dalla stesa parte dei “cattivi”. Sembra quasi un'ammissione di complicità che tutti noi, volenti o nolenti, avremmo nei confronti di un mondo che ha sempre meno cose buone da salvare. E poi perché autoeleggersi ad ultimi stronzi per poi suggerire che, in una classifica dei migliori coglioni, essere arrivati ultimi può non essere un brutto risultato?
Alla fine di tutto: ricordando che si tratta del primo album del Ducoli in cui non c'è traccia di romanticismo, almeno nel senso più immediato del termine, forse l'unico aspetto importante è che non serve scomodare Garbo, Battiato o Faust'o, proprio perché questo disco ha una sua identità ben specifica… Ed è il Nulla.

(Maximilian Dutchman. RockGuru n. 2812. Lisbona, 11 marzo 2019)

Oggi si passeggia tra cemento e silenzio
Oggi non si sente il rumore
Voglio stare solo … perché voglio fumare
Perché oggi mi respiro il pensiero

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Lupita's Project!

date » 23-02-2018 11:35

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tags » Alessandro Ducoli, Lupita's Project, Teatro Cristallo, Tageszeitung,

L'amico Alessandro Ducoli ha rispolverato ieri un vecchio articolo sui Lupita's Project! Lo ripropongo anch'io, perchè mi ricorda una serata speciale ed un progetto fotografico e musicale che mi è rimasto nel cuore.
"Il rock’n’roll e la vampata della passione, il bisogno e l’urgenza del colore che erutta, la dannazione e l’energia che rotola nei suoni delle chitarre e vibra nell’aria, che accerchia come un’aureola boreale le visioni incalzanti di questo nostrano Bukowski delle alpi bresciane; chiodi battenti infissi nelle stigmate di un lirismo arroventato in bicchieri di fughe e redenzioni… il potere salvifico del rock’n’roll, le ginocchia sbucciate del bambino che casca dalla sua biciclettina blu e si rialza per ritornare di corsa a pedalare. E le canzoni direte voi? quelle dovete ascoltarvele e che ognuno scopra i propri chiodi, i panorami e i propri ologrammi. it’s only rock’n’roll!"
Claudio Giuliani

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